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Presa diretta, foley art e sound design

Il cinema è finzione, ma troppe volte si tende a sottovalutare quanta tecnica ed arte ci siano dietro. 

Infatti, un film, a prescindere dal genere, dal budget, dalla nazionalità, dall’epoca ed altre variabili, è la perfetta fusione di diverse professionalità tecniche e artistiche.

Quando tali professionalità  funzionano come un’unica macchina ben oliata nasce un film che, oltre ad essere apprezzato, verrà ricordato per molto tempo.

L’audio cinematografico

L’audio cinematografico è una di quelle arti che più di altre vengono sottovalutate perché meglio viene praticata, meno si nota.  Infatti, quando l’audio di un film nel suo complesso funziona bene, non ce ne accorgiamo, lo diamo per scontato, ma è quasi una magia.

Per esempio, la voce di un attore si imprime sulla pellicola in perfetta sincronia con la sua bocca (presa diretta), un momento di suspence genera automaticamente il sottofondo più appropriato di note taglienti o cupe (musica e sound design), o il rumore di un proiettile che sfiora l’elmetto di un soldato, suona straordinariamente realistico (foley art). 

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Il perfetto invisible-cut

Questo fenomeno di audio ninja, che non distoglie dalla narrazione visiva anzi ne è simbionte, prende in prestito il nome da una tecnica del montaggio video detta invisible-cut

Per invisible-cut audio si intende quindi il montaggio di un insieme di suoni, da parte di diversi reparti e maestranze della fonia, che creano un soundscape, cioè un paesaggio sonoro.

Questo deve risultare naturale ed evidenziare acusticamente ciò che avviene in video, senza distrarre lo spettatore, anzi facendolo ancora di più immergere nella narrazione e nel corso degli eventi.

Come in una sessione multitraccia per la produzione di un brano musicale, in un soundscape cinematografico coesistono una moltitudine di strati.

La scena

Il Capitano Miller (Tom Hanks) sbarca fortunosamente sulla spiaggia Normanna, sotto l’implacabile fuoco di sbarramento Tedesco che fa scempio dei suoi commilitoni.

Si mette a riparo dietro una trappola per carri mentre le pallottole gli saettano sopra la testa e le mine anti-uomo esplodono intorno a lui.

In quel momento il suono si ovatta, l’immagine rallenta, un fischio ci infastidisce mentre guardiamo, attraverso i suoi occhi, l’atroce carneficina dello sbarco in Normandia, come fossimo lì a tenere la sua mano tremante. 

Il groove

Il capitano Miller si trova su una spiaggia con il mare in tempesta alle spalle, sotto  una leggera ma insistente pioggia gelida, mentre su chilometri di costa imperversa la famosa battaglia della seconda guerra mondiale.

Possiamo sentire distintamente il suono del mare  che si infrange furioso sulla battigia ed in lontananza spari, esplosioni ed il vociare intelligibile di migliaia di soldati.

L’armonizzazione

Avvicinandoci sempre di più al focus della scena, percepiamo che la pioggia tintinna inclemente sull’elmetto del capitano Miller e sul metallo della trappola per carri. Riusciamo a sentirla nonostante le mitragliere tedesche e le esplosioni delle mine contro i soldati che corrono lanciando ordini, gridando rapporti radio, o cadono feriti a morte sulla sabbia. 

I proiettili sibilano sulle teste dei militari, rimbalzano sulle superfici metalliche ed impattano su sabbia ed acqua senza tregua, senza respiro, senza scampo.

Il solo virtuosistico

Il capitano, bagnato fino alle ossa e sporco del sangue dei propri soldati, annaspa per ripararsi dietro una trappola per carri. Quando la raggiunge, si toglie l’elmetto e col suo braccio sinistro si appoggia sotto shock a quella copertura così precaria.

Il mix audio globale viene filtrato con un effetto risucchio ritmico che, in armonia con le immagini a rallentatore girate come se fossero guardate in prima persona da Miller capitano (point of view) lascia emergere solo il pianto di un soldato terrorizzato, le urla dei feriti ed il crepitio delle fiamme.

La scena culmina con il labiale muto in primo piano di un soldato che lo riporta al presente:

What now, Sir? I said what the hell do we do now, Sir!

Mentre un suono simile ad un acufene in fade out riporta al soundscape realistico della scena successiva.

Cosa avremmo sentito sul set

L’audio perfettamente fuso con il video e l’immensa regia di Steven Spielberg ci hanno fatto sentire in trappola: il mare furioso alle spalle e le mitragliatrici davanti, avanzare o morire

In realtà, questo gioiello cinematografico è stato confezionato da decine di operatori di ripresa, supervisori, designer, montatori audio, insieme ad numero imprecisato di altre maestranze non audio.

Sul set, in tutti i cut che compongono questa scena, oltre al mare, alle finte mine ed i colpi a salve, avremmo sentito solo gli assistenti del regista dirigere i movimenti di centinaia di comparse, attori e tecnici attraverso grossi megafoni.

Oltre la quarta parete

Oltre la quarta parete cinematografica, ossia dietro le quinte di un film, questo prodigio può compiersi solo attraverso la conoscenza dei principi di fisica acustica e delle tecniche di ripresa e post produzione audio.

In questo consiste il grande lavoro di competenza tecnica, creatività ed elasticità mentale dei tecnici, artisti e designer del suono, nelle produzioni di ogni livello.

Ma la parte più importante della formula magica è riuscire a prevedere e superare le aspettative dello spettatore nei confronti della scena, regalandogli un esperienza audiovisiva realistica, credibile e coinvolgente. 


In copertina: il tecnico del suono e sound designer Gary Rydstrom impegnato nel montaggio del film Salvate il soldato Ryan (1999), che gli valse l’oscar per il miglior montaggio sonoro.