Un compito piuttosto arduo
Si legge sempre più spesso che per rilanciare il settore dello spettacolo, e l’economia in generale, occorre attuare una nuova politica culturale ed artistica. In tanti si chiedono cosa possono fare le istituzioni per i lavoratori della musica e spettacolo, e di tutte le professioni dell’arte.
In realtà, una delle istituzioni più antiche e prestigiose, la nostra Costituzione, prende una posizione abbastanza decisa in merito alla questione. Infatti, all’articolo 9, pronuncia un’importante dichiarazione di intenti:
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Questo è un altro di quei casi in cui la Costituzione Italiana dimostra di essere un documento meraviglioso, che però troppo spesso dice solo cosa fare, lasciando ai suoi amministratori l’arduo compito di decidere di volta in volta come farlo.
Una questione di competenze
La musica e lo spettacolo sono espressioni della creatività e dell’ingegno dell’uomo e contribuiscono ad arricchire il patrimonio artistico e culturale di un paese. Per questo, dal 1959 al 1993, l’Italia ha goduto di un Ministero del Turismo e dello Spettacolo, poi abrogato in seguito a referendum.
Nelle legislature successive, lo spettacolo non è più comparso ufficialmente come dicastero, e gli uffici relativi a Turismo e Cultura sono stati associati ad altri ministeri: Attività Produttive, Agricoltura, Sport.
Non avere una funzione politica dedicata esplicitamente allo spettacolo, ha alcune conseguenze pratiche che migliaia di professionisti del settore sperimentano quotidianamente.
Per esempio, specialmente nei comuni di piccole dimensioni, gli assessorati o le deleghe speciali al turismo e spettacolo sono spesso considerati incarichi secondari, e quindi vengono affidati a persone senza le competenze in materia necessarie per deliberare ed agire in modo corretto.
Lo spettacolo è un lavoro
Per questo, molti concerti, festival, esposizioni di pittura, e tante altre manifestazioni artistiche e culturali vengono organizzate in maniera approssimativa.
Infatti, spesso i tecnici e gli artisti sono costretti a sopperire a forniture audio-luci inappropriate, scarsa considerazione dei tempi necessari per l’allestimento o il soundcheck, ed altri ostacoli che appesantiscono il clima lavorativo e potrebbero compromettere la buona riuscita dell’evento.
Inoltre, in nessun altro settore come in quello dello spettacolo, spesso gli organizzatori chiedono ai lavoratori di prestare la propria opera gratuitamente, in cambio di visibilità, oppure di un rimborso spese.
Sembra quasi che fare il musicista, l’attore, il pittore, ma anche il fonico, il microfonista, o il tecnico luci, sia considerato un hobby. Eppure questi professionisti studiano e lavorano senza sosta, mettendo in campo competenze davvero speciali, per offrire al pubblico un’emozione.
Invece, per le nostre istituzioni, a tutti i livelli, lo spettacolo non è un lavoro.
Non c’è niente da capire
Per esempio durante il lockdown, Dimitri Reali, il cantante e batterista dei Ponzio Pilates, una delle band più attive dell’attuale panorama musicale Italiano, è stato multato perchè si spostava in macchina senza comprovate esigenze lavorative. Convincere l’agente che per Dimitri, andare a prendere gli strumenti per esercitarsi, è parte integrante del lavoro, è stato impossibile.
Oppure, qualche giorno fa, in un’intervista rilasciata a La Repubblica, Ezio Bosso, musicista italiano di fama internazionale, sollevava alcune perplessità riguardo alla nuova norma anti-assembramento che vieterebbe a tutti, senza eccezioni, di portare il bagaglio a mano nella cabina dell’aereo. Per lui significherebbe affidare alla stiva anche il mini trolley che da quarant’anni custodisce la sua tromba, e dal quale non si è mai staccato.
Come spiegare al legislatore che in caso di smarrimento, furto, rottura, uno strumento musicale come quello non è assolutamente replicabile? Come spiegargli che il musicista ed il suo strumento devono arrivare contemporaneamente in teatro, altrimenti c’è il rischio che lo spettacolo salti?
Il passo decisivo
Attualmente governo, istituti previdenziali, ed altre istituzioni sono impegnate a risolvere doverosisisme questioni contingenti come sussidi e bonus di continuità.
Il passo decisivo sarà però rivedere il modo di considerare e rapportarsi in concreto al mondo della musica e spettacolo, per esempio invitando professionisti e rappresentanti di categoria di comprovata esperienza, ai tavoli normativi.
In questo modo si riconoscerà assoluta dignità lavorativa ad artisti e lavoratori dello spettacolo, smettendo di considerarli dei semplici intrattenitori.
Infatti l’arte in tutte le sue forme, oltre a muovere l’economia come ogni altro tipo di attività, incentiva ed aiuta a svilupparsi anche l’anima della società che la produce e ne beneficia, dimostrandosi una delle manifestazioni più autentiche, stimolanti ed utili della comunità.