Rabbia, disagio ed incertezza
Ieri, 27 giugno, a Roma, in Piazza Santi Apostoli, si è svolta la Manifestazione Nazionale dello Spettacolo e della Cultura, che ha raccolto una rappresentanza piuttosto nutrita dei lavoratori del settore.
Infatti, anche se in questa tanto attesa fase 3 qualcosa si sta cominciando a muovere, tutto il comparto è comprensibilmente in agitazione. Questo perché da qualche mese, peraltro quasi senza preavviso, la maggior parte degli eventi è stata sospesa per essere rimandata a data da destinarsi.
Quindi, alla rabbia e disagio per lo stop ai lavori, si aggiunge una grande incertezza sul futuro, che pesa ancora di più su questa categoria ancora poco regolamentata, e frammentata all’interno come poche.
Un evento importante
Le precedenti azioni di protesta, per esempio quelle convocate in varie città lo scorso 30 maggio, hanno prodotto solo qualche qualche sporadica interazione con le istituzioni locali, senza riuscire ad aprire nessun tipo di dialogo.
Invece l’iniziativa di ieri si è dimostrata un evento davvero notevole, oltre che per il numero di partecipanti, soprattutto per la sua programmaticità.
Organizzata con il contributo eterogeneo di diverse realtà, tutte appartenenti al lato oscuro dello spettacolo, ha raccolto l’adesione di gruppi di lavoratori auto-gestiti, associazioni, imprese, soci di cooperative, riunite e coordinate per territorio e settore di appartenenza.
Il Tavolo di Emergenza
Gli organizzatori di questa prima Manifestazione Nazionale dello Spettacolo e della Cultura hanno anche presentato un documento ufficiale di rivendicazione, intitolato Tavolo di Emergenza, redatto da un gruppo di lavoro che ha condiviso aspettative ed obbiettivi comuni.
Questo documento rappresenta migliaia di lavoratori dello spettacolo, e chiede l’immediata attivazione di un reddito di continuità che sostenga tutto il comparto fino alla piena ripresa tutte le attività nei singoli settori.
Inoltre evidenzia la necessità tecnica ed organizzativa di un confronto permanente con le istituzioni, i lavoratori auto-organizzati, i sindacati, ed ogni altro soggetto coinvolto nell’avviamento di una riforma legislativa in tema di cultura, arte e spettacolo.
Regole e sicurezza
Questo confronto vuole essere un primo passo verso la realizzazione di vari obbiettivi inseguiti da tempo, anche in tema di sicurezza, ostacolati soprattutto dalla grande frammentazione interna al settore.
Infatti, attualmente la categoria dei professionisti dello spettacolo, riunisce tecnici con partita IVA, soci di cooperative, lavoratori intermittenti, stagionali, persone assunte con contratti a tempo indeterminato dei più svariati settori, ed altri.
La stesura e l’ufficializzazione di un vero contratto collettivo nazionale dei lavoratori dello spettacolo, appare sempre più urgente per due motivi. Il primo è la necessità di regolamentare adeguatamente alcune prassi in tema di orari e turni di lavoro, accordando le esigenze delle produzioni con la tutela della salute dei lavoratori, e consentendo adeguati periodi di riposo psico-fisico.
Il secondo riguarda direttamente la sicurezza, attraverso l’adozione di appropriate misure di prevenzione e protezione, compresa la formazione aziendale, molto spesso assenti o affidate a criteri discrezionali. Infatti, moltissimi lavoratori dello spettacolo sono esposti a svariate tipologie di rischio: movimentazione carichi, rischio elettrico, lavori in quota, lavoro notturno, stress lavoro-correlato, etc.
Un problema di importanza nazionale
Il concetto di professionista dello spettacolo, nel modo di pensare comune, evoca immagini scintillanti di una fortunata minoranza di star della musica, attori di fiction, oppure di cameraman sorridenti che ogni tanto vengono inquadrati durante le gag dei presentatori televisivi.
Facendo bene i conti però si scopre che la realtà è molto diversa: il mondo dello spettacolo in Italia, non è un’isola felice per pochi privilegiati, ma un settore in crisi che oggi dà lavoro a tantissime persone: le stime ufficiali parlano di 1 milione e mezzo di professionisti, ai quali si deve il 10% del PIL nazionale.
A questi numeri occorre aggiungere quel fitto sottobosco di lavoratori assunti con le più svariate tipologie contrattuali che sfuggono ad ogni censimento, le partite IVA registrate con codici ATECO inappropriati, e naturalmente tutto il lavoro sommerso.
Ecco perché la questione dei professionisti dello spettacolo riguarda, direttamente o indirettamente, tutta la nazione ed è sempre più urgente che istituzioni, organizzazioni di lavoratori e associazioni di categoria, avviino un confronto risolutivo sui temi cruciali come contratto collettivo, salute e sicurezza.