Una situazione mai vista prima
I lavoratori dello spettacolo sono in crisi. L’allarme nazionale causato dal presunto pericolo di diffusione del cosiddetto Coronavirus ha comportato l’adozione di misure di sicurezza straordinarie. Specialmente nel nord e centro Italia, moltissimi eventi culturali e di spettacolo sono stati annullati. In pochi giorni si registra un danno per mancate entrate che Assomusica (l’Associazione italiana organizzatori e produttori spettacoli di musica dal vivo) ha stimato in oltre 10 milioni di euro. [fonte: change.org]
In effetti il clima di generale incertezza e paura alimentato dall’atteggiamento catastrofista della maggior parte degli organismi d’informazione ha innescato una reazione a catena di cancellazioni di spettacoli, rassegne ed intere programmazioni. È una situazione mai vista prima, che colpisce anche regioni lontane centinaia di chilometri dalla sfortunatissima zona rossa.
Eventi annullati e rimandati a data da destinarsi
Eventi di ogni portata vengono annullati o rimandati in attesa che rientri l’allarme sanitario e la situazione torni sotto controllo. Il problema più grosso riguarda soprattutto le grandi fiere internazionali.
Ad esempio il Salone internazionale dell’auto di Ginevra, giunto alla 90ª edizione, il Cosmoprof, una delle fiere più importanti per mondo della cosmesi, o il MIR Tech, la manifestazione dedicata alle tecnologie per lo showbiz. Naturalmente l’elenco potrebbe allungarsi moltissimo.
La ricaduta è molto pesante non solo per gli espositori, ma anche per le aziende che curano gli allestimenti ed i fornitori di servizi accessori. Oltre alla perdita economica, annullare o anche solo rimandare una fiera di questa portata, significa veder sfumare mesi di lavoro.
Infatti si tratta di eventi la cui organizzazione è molto complessa e richiede, oltre ad investimenti cospicui, una pianificazione con largo anticipo. È un circuito che genera affari per 60 miliardi di euro all’anno, e dà lavoro a decine di migliaia di persone.
“Sono numeri molto grossi, a cui bisogna aggiungere tutto l’indotto dei trasporti, ricettività e ristorazione”
Giovanni Laezza, presidente di Aefi
(Associazione esposzioni e fiere italiane).
Provvedimenti inadeguati
Questo stop improvviso ai lavori riguarda tutta l’Italia e, anche se non dovesse durare ancora a lungo, ha già causato a moltissimi lavoratori dello spettacolo una perdita irrecuperabile in tempi ragionevoli. Specialmente perché si tratta di una categoria che non gode di alcuna copertura economica o facilitazione nell’accesso al credito.
Inoltre, i criteri di lavoro agile e periodi di ferie suggeriti dalle Misure urgenti in materia di gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, contenute nell’ultimo decreto del Presidente del Consiglio, dimostrano l’assoluta ignoranza ed indifferenza delle istituzioni alle necessità del comparto dei lavoratori dello spettacolo.
Stessi doveri? stessi diritti!
L’impossibilità di fare fronte in maniera adeguata alle conseguenze economiche e sociali dell’attuale emergenza sanitaria, ha portato all’attenzione di tutti le inaccettabili differenze di trattamento nei confronti dei lavoratori dello spettacolo.
Infatti, il lavoratore dello spettacolo è tenuto al rispetto degli stessi adempimenti ed al versamento degli stessi oneri contributivi di ogni altra attività. Però alla sua categoria manca il riconoscimento di una vera e propria identità professionale. Questo comporta l’impossibilità di ottenere adeguate prestazioni previdenziali e assistenziali, eccezion fatta per i lavoratori assunti da fondazioni, grosse cooperative o teatri stabili importanti.
Per questo la Fondazione Centro Studi Doc ha lanciato una petizione sul portale change.org affinché i lavoratori dello spettacolo ottengano il riconoscimento di uno stato giuridico specifico, protezioni adeguate alla precarietà del comparto, un accesso più agevole agli ammortizzatori sociali, ed tutti i diritti già garantiti per gli altri settori.
Clicca qui per firmare la petizione:
Change.org: Appello per sostegno urgente ai lavoratori dello spettacolo