Indice
- La storia del suono
- 20 – Alesis 3630
- 19 – FMR RNLA
- 18 – Smart Research C2
- 17 – API 525
- 16 – Waves L2 Ultramaximizer
- 15 – Gates/Retro Instruments STA-LEVEL
- 14 – Chandler Limited TG-1
- 13 – UREI/Universal Audio LA-3A
- 12 – DBX 160
- 11 – Neve 2254
- 10 – Thermionic Culture Phoenix
- 9 – API 2500
- 8 – Manley Variable-MU limiter compressor
- 7 – Elysia Mpressor
- 6 – SSL G-Series bus compressor
- 5 – Empirical Labs Distressor
- 4 – Tube-Tech CL1B
- 3 – Fairchild 670
- 2 – UREI/Universal Audio 1176
- 1 – Teletronix/UREI/Universal Audio LA-2A
La storia del suono
Qual è il miglior compressore di sempre?
Per rispondere a questa domanda, David Felton di Attack Magazine ha compilato un elenco che possiamo considerare definitivo dei venti processori di dinamica che hanno fatto la storia del suono.
Infatti, l’autore adotta un approccio piuttosto ampio alla compressione, includendo compressori veri e propri, limiter, amplificatori di livellamento.
Questo elenco comprende:
- processori hardware hi-end (orgoglio e privilegio di pochi),
- prodotti originali accessibili anche alle produzioni più piccole,
- versioni low-budget dei grandi classici.
Inoltre, siccome le apparecchiature vintage più famose influenzano direttamente gli strumenti attualmente utilizzati per fare musica, sono presenti alcuni comrpessori software.
Infatti, quasi tutti i plug-in di compressione, direttamente o indirettamente, si ispirano al suono e alle caratteristiche dei migliori compressori hardware realizzati negli anni ’60 e ’70.
E siccome costano meno, sono facili da usare e suonano (quasi) identici agli originali, spesso vengono preferiti ai loro pesanti corrispettivi in ferro e valvole.
Leggi anche: Fairchild 670 – compressore/limiter stereo
Questa lista prende in esame una selezione di venti esemplari, tra i quali c’è sicuramente il miglior compressore di tutti i tempi.
Il conto alla rovescia comincia con un improbabile classico:
20 – Alesis 3630
Questa scatoletta dall’aspetto abbastanza innocente prende il nome dal numero civico dell’indirizzo del quartier generale di Alesis.
Secondo la stessa Alesis, il 3630 è il processore di dinamica più popolare mai realizzato.
In realtà, anche se è vero che è stato uno dei prodotti più venduti, sicuramente non è stato uno dei più apprezzati.
Sebbene offrisse sia flessibilità (compressione dual-channel VCA/RMS e due noise gate indipendenti) sia un prezzo entry-level, il 3630 è stato la rovina di molti produttori fin dalla sua dalla sua introduzione, circa trent’anni fa.
Infatti suscitò immediatamente lamentele per alcuni difetti: era rumoroso, creava distorsione e rendeva il suono sordo e spento.
Inoltre, i due canali erano spesso scoordinati, rendendolo inutilizzabile nelle applicazioni stereo.
Nonostante queste caratteristiche, l’Alesis 3630 ha definito il suono della compressione sidechain che divenne un marchio di fabbrica della musica house francese alla fine degli anni ’90, e poco dopo conquistò il mondo.
Dal momento che più di qualche star (sorprendentemente) rivelò il suo amore per il 3630, divenne un classico di culto.
Questo è il compressore che caratterizza il suono di Homework and Discovery dei Daft Punk e che Stardust ha usato per Music Sounds Better With You.
Molto probabilmente l’Alesis 3630 non è la migliore scelta per uno studio di registrazione moderno, ma ci ricorda che non è indispensabile disporre di attrezzatura costosa per fare grandi dischi.
Facilmente reperibile nel mercato dell’usato a meno di 100 euro, alla fine del 2011 ne è stata messa in commercio una versione aggiornata, l’Alesis 3632, che mantiene il carattere sonoro dell’originale ma presenta molti meno problemi.
19 – FMR RNLA
Questo processore dell’azienda a gestione familiare FMR Audio si contende con pochi altri concorrenti il primo posto per il rapporto qualità/prezzo.
Al di là del nome ironico, infatti RNLA è l’acronimo di Really Nice Leveling Amplifier (= amplificatore di livellamento davvero simpatico, n.d.a.), questo prodotto offre prestazioni straordinarie.
In realtà, tutti i prodotti FMR tendono ad essere visti come entry-level ma sono adatti ad applicazioni professionali, ed hanno un timbro caratteristico, molto apprezzato dagli ascoltatori e da tecnici del suono come Steve Albini.
In particolare, il FMR RNLA eccelle su basso, batteria e percussioni in genere.
Molti dei suoi utilizzatori hanno descritto il suo suono come spesso e appiccicoso.
In ogni caso, ha un carattere piuttosto gentile: il suo attacco abbastanza lento gli conferisce una certa musicalità dalle sonorità caratteristiche.
Nota: come dichiarato sul sito, le prime versioni erano dotate di potenziometri di colore rosso; successivamente, a causa degli elevati costi di approvvigionamento, sono stati sostituiti da pezzi identici, ma di colore nero.
E’ acquistabile qui.
18 – Smart Research C2
Questo processore a 2 canali si ispira al famigerato SSL Bus Compressor (compressore con tecnologia VCA integrato sul master bus della console SL4000E di SSL, lanciata sul mercato nel 1979, n.d.a.).
Per questo è particolarmente indicato per la compressione di sub-mix e master bus, oppure bus stereo, loop di batteria ai quali dona il punch e la tipica colla SSL.
Inoltre lo Smart Research C2 è ottimo anche per comprimere tracce singole di cassa, rullante, oppure basso e dona una trama ricca e cremosa alle parti vocali.
Con una ratio abbastanza bassa si comporta delicatamente; invece spinto al limite, specialmente attivando la modalità crush, applica una compressione più aspra ed una lieve distorsione, mostrando tutto il suo carattere.
17 – API 525
L’Api 525 è un prodotto particolare; sicuramente non è un compressore flessibile o così versatile da funzionare bene su qualsiasi cosa.
Il suo approccio abbastanza insolito si deduce fin dal pannello frontale che include:
- due controlli IN e OUT rispettivamente per la threshold e il make-up gain;
- due interruttori 1 e 2 le cui combinazioni OFF-OFF, ON-OFF, OFF-ON e ON-ON corrispondono a quattro tempi di rilascio;
- un’opzione di de-essing;
- altri due interruttori attivano rispettivamente le modalità C (compressione) e L (limiter) con rapporto 2: 1 o 20: 1.
Infine, un esclusivo controllo ceiling regola simultaneamente il guadagno sia in ingresso che in uscita e varia la quantità di compressione compensando automaticamente il make-up gain.
In più, i tempi di rilascio vengono successivamente variati in base alla frequenza del segnale in ingresso; allo stesso modo, il tempo di attacco viene determinato automaticamente a seconda dell’input.
Il suo utilizzo è poco intuitivo, richiede pratica e tempo per ottenere buoni risultati e per questo raramente è la prima scelta.
Nonostante questo, l’Api 525 è un’apparecchiatura di tutto rispetto: ottimo su chitarre, voce, batteria e basso, ha un suono che ricorda vagamente lo storico UREI/Universal Audio 1176.
Trasmette calore e corpo, e rende il segnale più ricco e spesso e ma inserito nel rack insieme ad altri processori può portare un colore difficilmente ottenibile con altri mezzi.
L’Api 525 è disponibile solo in formato serie 500, quindi per usarlo occorre un lunchbox o un contenitore simile con relativa alimentazione.
È acquistabile qui.
16 – Waves L2 Ultramaximizer
Il Waves L2 è essenzialmente un limiter stereo da mastering, presente sul mercato sia in versione hardware che come plugin.
È l’unica unità digitale ad essere menzionata in questa lista perché la compressione è uno di quei campi in cui gli apparecchi basati su DSP non sempre sono all’altezza dei loro corrispettivi analogici.
Solo recentemente i plugin hanno raggiunto risultati paragonabili all’analogico quando si tratta di controllare la dinamica di un segnale.
Nell’epoca della guerra del loudness, il fascino del Waves L2 è immediato: fa suonare più forte le tracce.
Per questo motivo, è diventato uno strumento irrinunciabile in molti studi di mastering.
Sostanzialmente, lavora come ogni altro limiter, riducendo sensibilmente i picchi di un mix in modo che tutto possa essere amplificato per aumentare la loudness del brano.
Se viene spinto al massimo, riduce drasticamente la dinamica delle tracce, applica distorsione e più creare un suono molto duro.
Ciononostante, il Waves L2 è uno degli strumenti più popolari fra gli ingegneri di mastering che cercano di spremere i mix fino all’ultima frazione di decibel.
La versione hardware suona in maniera pressoché identica all’omonimo plugin su cui è basata.
Pertanto, a meno che non si stia progettando di allestire uno studio di mastering di concezione hardware, anche il plugin svolgerà egregiamente il suo compito.
La versione software del Waves L2 Ultramaximizer è acquistabile qui.
15 – Gates/Retro Instruments STA-LEVEL
Raro, costoso e con un aspetto simile al cruscotto di un carro armato della seconda guerra mondiale, l’originale Gates STA-Level ha definito il suono di quasi tutta la musica pop degli anni ’60.
Infatti, la musicalità dei suoi tempi di attacco e di rilascio non lineari, insieme al timbro del suo inconfondibile circuito valvolare, ha reso questo processore uno dei più amati.
Il suo pannello anteriore è dotato solo di due manopole e due interruttori e compete in semplicità con rivali del calibro di Teletronix LA-2A.
Ulteriori confronti tra STA-Level e LA-2A servono solo a mostrare quanto siano diversi i due: mentre l’LA-2A è innegabilmente più flessibile, lo STA-Level è dotato di un corpo, personalità e colore che l’LA-2A non riesce ad offrire.
È molto utile, e talvolta sorprendente, sulle voci e chitarre acustiche, e ridona personalità ai synth poco brillanti.
Ma sono le linee di basso a trarre il maggior beneficio dall’utilizzo dello STA-Level: offre un’iniezione di steroidi ai suoni più deboli, rendendoli più grandi, robusti ed aggressivi.
Conosciuto ed utilizzato più dai produttori americani che dagli europei, lo STA-level si è cominciato ad affermare seriamente in tutto il mondo solo dopo circa 50 anni grazie ad una riproduzione fedele ad opera della Retro Instruments.
Una sua emulazione su plugin è lo Sknote STA-limit, acquistabile qui.
14 – Chandler Limited TG-1
Il Chandler Limited TG-1 è una specie di emulazione dei famigerati limitatori TG12413 presenti nelle consolle EMI degli Abbey Road Studios alla fine degli anni ’60 (usati, tra gli altri, dai Beatles, dai Pink Floyd e dai Rolling Stones).
Questo apparecchio color canna di fucile deve molto al Fairchild 670, del quale gli ingegneri EMI del tempo hanno tentato di ricreare il suono.
In effetti, sia il limitatore EMI sia il TG1 hanno un suono molto particolare, grazie ad un’insolita rete a diodi che genera un caratteristico calore da saturazione.
Infatti, questo processore sonorità calde, ricche e robuste e sicuramente non è trasparente.
È indicato per linee di synth, parti di tastiera o di basso, ma il suo campo di applicazione principale è la batteria, alla quale aggiunge un notevole corpo.
Il Chandler TG1 forse è un lusso da studio hi-end, ma le sue particolarità lo rendono unico; in effetti è un’arma davvero potente con un suono spudoratamente vintage.
È acquistabile qui.
13 – UREI/Universal Audio LA-3A
L’UREI/Universal Audio LA-3A è stato lanciato sul mercato nel 1969, quando i circuiti a transistor cominciavano a sostituire quelli valvolari.
Quindi, è un processore a stato solido, ma questa caratteristica non toglie nulla alla sua qualità.
Infatti, i designer di questo processore unirono la tecnologia dei trasformatori dell’UREI/Universal Audio 1176 con l’attenuatore elettro-ottico del Teletronix/UREI/Universal Audio LA-2A.
Grazie a questa fusione, il calore tipico dei dispositivi valvolari, cede il passo ad un punch ricco, fedele e pulito, in particolare sui medio-bassi.
Per questo, più di qualcuno sostiene che l’LA-3A sia il miglior compressore per chitarra mai realizzato ed è ancora considerato un pregiatissimo processore da studio.
Ne esiste anche un’ottima versione rimodellata su plugin: il Waves CLA-3A , acquistabile qui.
12 – DBX 160
Largamente considerato uno dei migliori compressori VCA mai costruiti, il minuscolo DBX 160 (detto anche 160-VU per il prominente VU-meter anteriore) è stato presentato per la prima volta nel 1971.
La sua forza è tutta nella botta: presenta rare doti di non linearità, piuttosto insolite per un compressore VCA.
Come molti altri compressori dell’epoca, ha un pannello frontale molto semplice con solo tre controlli: threshold, rapporto di compressione e guadagno in uscita.
Dal punto di vista del suono, il DBX 160 non è molto versatile, ma fa molto bene il suo lavoro.
Infatti, è molto efficace sulle parti di batteria elettronica e basso, sintetizzato o vero, delle quali rafforza sia l’intelligibilità che la presenza e rende il suono inconfondibilmente incisivo.
Negli anni, la DBX ha prodotto e commercializzato diversi modelli di 160, 160X, 160XT, 160SL, 160A , etc., tutti con un suono leggermente diverso.
Ne è stata prodotta anche una versione con ingressi e uscite sbilanciati praticamente identica al 160, il DBX 161.
Il modello più recente, il DBX 160A, conserva la semplicità di soli tre parametri (threshold, ratio e output gain) ed un led-meter a 19 segmenti.
Nel mondo dei plugin, il DBX 160 è stato emulato dalle principali case: Universal Audio, Native Instruments, etc.
La versione sviluppata in collaborazione con DBX, Waves dbx 160 compressor/limiter è acquistabile qui.
11 – Neve 2254
Rupert Neve è conosciuto soprattutto per i suoi leggendari preamplificatori, ma il suo notevole talento non si esaurisce qui.
Come il compressore Buss di SSL e il TG-1 di Chandler Limited, il 2254 fu immesso sul mercato sotto forma di modulo nelle leggendarie console degli anni ’70 di Neve.
Diversamente da quanto ci si aspetterebbe da un classico prodotto Neve, non è esattamente trasparente, ma ha un suono ricco, spesso, e rotondo.
Il Neve 2254 può fare grandi cose sulla voce, in particolare su registrazioni con poco corpo, ma anche su tracce di tastiere, chitarre e basso.
Accoppiando due unità, è possibile utilizzarle su un bus stereo e competere con altri compressori di fascia alta.
Gli originali vintage sono molto ricercati nel mercato dell’usato e necessitano di un apposito rack con un alimentatore dedicato.
Un’alternativa è la nuova versione di AMS Neve, la Neve 2254 R, che utilizza la stessa architettura interna, dell’originale e che offre risultati molto simili.
L’unità AMS Neve 2254/R Mono Limiter/Compressor è acquistabile qui
Oppure, con un budget molto più contenuto si può optare per una sua emulazione molto accurata, il Golden Age Project Comp 54, fino a qualche tempo fa in vendita qui.
Come plug-in, la sua modellazione è offerta dal Waves V-Comp, acquistabile qui.
10 – Thermionic Culture Phoenix
La mission dell’azienda inglese Thermionic Culture è sempre stata ottenere il miglior suono possibile dall’attrezzatura a valvole.
l suoi prodotti hanno un sound che si ispira al passato, ma offrono l’operatività silenziosa e fluida che ci si aspetterebbe da qualsiasi dispositivo moderno.
Molto probabilmente, queste caratteristiche li renderanno i classici del futuro; ma questo è sicuramente il caso del Phoenix, il compressore Vari-MU a due canali, interamente valvolare.
Questa robusta bestia rinchiusa in una scatola nera, offre una compressione ricca e immediata, molto ariosa e profonda.
Le sue applicazioni migliori sono voce, tastiere e basso.
Utilizzata in modalità stereo link è particolarmente efficace sulle basse frequenze del bus della batteria e, se il mix è ben bilanciato, può funzionare bene anche sul master.
Uno dei punti di forza più noti di questo processore è la sua capacità di incollare le basse frequenze pur conservando una presenza notevole sul range più alto.
All’interno del Phoenix, il segnale passa sempre attraverso le valvole, anche quando è in stand-by, acquisendo un caratteristico corpo e calore.
Sembra che uno dei primi utilizzatori più entusiasti di un Thermionic Culture Phoenix sia stato Liam Howlett, il fondatore dei Prodigy.
In realtà, questo compressore è molto apprezzato da tutti i più importanti produttori di musica big beat dagli anni 90 in poi.
9 – API 2500
Ci sono alcuni compressori che hanno un campo di applicazioni piuttosto vasto, ed altri che fanno una sola cosa, ma la fanno molto bene.
Sicuramente in quest’ultimo gruppo c’è l’API 2500, perfetto per la compressione dei bus stereo, sia sul master, sia su un sottogruppo di batteria.
L’API 2500 è considerato per molti versi l’equivalente americano del classico SSL Buss ed il suo sound caratteristico è riconoscibile in molte hit da classifica.
Utilizzato a basso regime, lavora benissimo donando un’impronta sonora dolce, pulita e altamente musicale, con rumore o distorsione quasi impercettibili.
Ma quando viene spinto dà il meglio di sé, e gran parte della sua magia deriva dal suo circuito brevettato thurst.
La nuova versione hardware, l’API 2500+, progettata per un suono ancora più potente, pulito e chiaro è acquistabile qui.
Una sua emulazione piuttosto fedele, sviluppata in collaborazione con API, è il Waves Api 2500, acquistabile qui.
8 – Manley Variable-MU limiter compressor
I compressori che possono essere paragonati al leggendario Fairchild 670 sono davvero pochi.
Leggi anche: Fairchild 670 – compressore/limiter stereo
Tra questi, il Vari-MU di Manley Labs ha un posto di tutto rispetto, e per questo fa parte della dotazione di molti studi di mastering e registrazione professionali in tutto il mondo.
Il Manley Vari-MU è un dispositivo stereo di costruzione piuttosto robusta, e presenta tre valvole e due trasformatori per ciascun canale.
Naturalmente può essere utilizzato con soddisfazione anche per le tracce singole, ma è possibile apprezzare in pieno le sue caratteristiche soprattutto nel mastering, anche quando viene spinto al limite.
Il Manley Vari-MU è un vero classico moderno, ed è in vendita qui.
7 – Elysia Mpressor
Ogni tanto, un nuovo compressore entra nel mercato e cambia le regole del gioco: il Distressor di Empirical Labs è stato uno, L’Mpressor di Elysia è un altro.
L’Elysia Mpressor è uno strumento moderno, progettato per una nuova concezione dell’elaborazione della dinamica.
Oltre alle collaudate funzionalità standard, questo compressore creativo offre diverse funzioni speciali che producono suoni ricchi e stravaganti con il massimo del punch, bellissime colorazioni e opzioni estreme di elaborazione.
Oltre alle classiche applicazioni sulle singole tracce, lavora benissimo sulla compressione degli effetti per un design quasi futuristico del suono.
Per esempio, consente rapporti di compressione negativi che si traducono in effetti di sovra-compressione senza precedenti.
La versione hardware è acquistabile qui, oppure in versione Api 500 qui.
È anche disponibile come plug-in sviluppato da Brainworx.
6 – SSL G-Series bus compressor
L’SSL G-Series Bus compressor è un dispositivo stereo basato su VCA della Solid State Logic, derivata dai circuiti della la loro leggendaria console SL4000 della serie G.
L’algoritmo di compressione SSL eccelle sul master e sui sub-mix, e probabilmente ha modellato il suono di più successi rispetto a qualsiasi altro negli ultimi quattro decenni.
Per molti produttori (di quasi tutti i generi) l’SSL ha la capacità di far sì che un buon mix suoni come una traccia finita.
Per quanto riguarda le impostazioni, nell’SSL G-Series Bus compressor non ci sono molti parametri.
Infatti è possibile scegliere tra sei tempi di attacco e cinque di rilascio, di cui uno automatico.
Per la ratio, ci sono solo tre opzioni: 2: 1 per una compressione trasparente, 4: 1 per un colore leggermente più evidente e 10: 1 per un suono più robusto e più caratteristico.
La versione hardware dell’SSL G-Series Bus compressor è molto ricercata nel mercato dell’usato.
Ha diverse emulazioni su plug-in, alcune delle quali ufficialmente autorizzate.
Tua queste, una della stessa SSL, una di Universal Audio, e il plugin Waves SSL G master BUSS compressor, acquistabile qui.
Ne esiste anche una versione non ufficiale, ma di esplicita ispirazione SSL, il Cytomic The Glue, disponibile qui.
5 – Empirical Labs Distressor
Era inevitabile che questa lista contenesse molti strumenti vintage e la ragione è semplice: per molto tempo non ci sono stati grosse novità nel mondo della compressione.
Il Distressor di Empirical Labs è una delle poche eccezioni: presentato per la prima volta nel 1995, si è già assicurato un posto d’onore nella storia dell’hardware audio.
Un vero classico moderno con un suono originalissimo, la straordinaria invenzione di Dave Derr oggi ha la stessa diffusione negli studi in tutto il mondo di cui finora ha goduto solo il Teletronix LA-2A.
Il Distressor presenta una combinazione unica di circuiti analogici controllati digitalmente, che offre agli utenti il meglio di entrambi i mondi: controllo preciso e un suono caldo, massiccio, a volte vintage.
Dal punto di vista del suono, il Distressor è probabilmente il compressore più usato per aggiungere corpo alle linee di basso, rullante e cassa, ma può aggiungere brio ed energia anche alla voce e ai synth.
E’ acquistabile nella versione mono qui o nel set stero composto da due unità mono ed il kit di collegamento imagelink qui.
4 – Tube-Tech CL1B
Nel 1987, il fondatore di Tube-Tech John G. Petersen presentò il compressore CL-1B.
Questo processore condivide l’approccio al classico metodo di compressione ottica lanciato dalla Teletronix LA-2A, ma offre un ulteriore livello di controllo.
Infatti, a differenza dell’LA-2A, nel Tube-Tech CL1B le impostazioni di rapporto, soglia, attacco e rilascio possono essere modificate manualmente.
Da quel giorno, migliaia di unità hanno lasciato la sede della compagnia in Danimarca per gli studi di tutto il mondo, conquistando una legione di fan che le usano per comprimere di tutto: dalla voce al basso, alle chitarre, alle tastiere.
In realtà il CL-1B non è dotato di grande carattere e si comporta in modo molto trasparente: anche comprimendo parecchio, la traccia su cui è applicato continuerà a suonare naturale.
Per questo motivo è uno dei compressori preferiti per la voce (usato spesso in serie con un UREI/Universal Audio 1176 o LA-2A).
In ogni caso, consente di ottenere anche risultati più grintosi: utilizzato al limite, offre un’ottima saturazione valvolare.
Il Tube-Tech CL1B è un prodotto che richiede (e premia) sia la sperimentazione, sia l’investimento di tempo, infatti anche piccole modifiche possono fare una grande differenza.
Nel complesso, questo è un compressore davvero contemporaneo, con un suono unico che regge benissimo il confronto con i classici vintage.
La sua versione hardware è in vendita qui.
Il plugin, incluso nella Softube Tube Tech Complete Collection, fino a qualche tempo fa era in vendita qui.
3 – Fairchild 670
Il compressore stereo Fairchild 670 batte almeno tre record:
- valutato anche trentamila euro, è senza dubbio il compressore più costoso al mondo;
- con i suoi 30 chilogrammi è certamente il più pesante,
- soprattutto è il re indiscusso della limitazione a valvole con tecnologia vari-mu.
Il termine vari-mu qui indica il modo in cui il rapporto di compressione cambia dinamicamente in risposta al livello del segnale.
Il risultato è una forma unica di compressione soft-knee che risponde in modo diverso a seconda del tipo di segnale che viene immesso in esso.
Per questo motivo è considerato il limitatore per mastering definitivo.
Leggi anche: Fairchild 670 – compressore/limiter stereo
Gli unici comprensibili svantaggi di possedere una di queste rare macchine da sogno sono la scarsa disponibilità di valvole di ricambio ed i costi di manutenzione oridnaria, spesso ingenti.
Fortunatamente, ci sono diversi plug-in che offrono una versione di questo compressore leggendario ad un budget più realistico: Universal Audio, IK Multimedia ed il plugin Waves PuigChild 660/670, in vendita qui.
2 – UREI/Universal Audio 1176
Nel 1966, il fondatore dell’Universal Audio, Bill Putnam, ridisegnò il progetto del suo amplificatore di livellamento 175/176, utilizzando i FET al posto delle valvole.
In questo modo, creò la prima versione del 1176, un dispositivo che in seguito sarà installato in quasi tutti gli studi professionali del mondo.
Il principale punto di forza di questo dispositivo a stato solido era il suo attacco ultraveloce: un tempo sorprendente 20 μs.
Non offre il controllo della soglia, ma solo regolazioni di input e output, con la quantità di compressione decisa dal livello di input.
Dal punto di vista del suono, l’UREI/Universal Audio 1176 è conosciuto ed apprezzato soprattutto per l’energia, la grinta e la spinta musicale che conferisce alle tonalità medio-basse.
Quindi, sicuramente è inadatto per tirare fuori una voce dal mix, ma funziona alla grande su qualsiasi altra cosa: cassa, rullante, synth oppure l’intero bus della batteria.
Oltre ai quattro rapporti standard selezionabili tramite pulsanti sul pannello frontale, gli ingegneri scoprirono presto un asso nella manica segreto (e non intenzionale) del 1176.
Premendo contemporaneamente tutti e quattro i bottoni, l’unità forniva risultati sorprendenti: l’elevato rapporto, spesso distorto, di questa modalità all buttons in (detta anche brit) poteva rivelarsi esplosivo su strumenti come batteria e basso.
Nella lunga storia del 1176, sono state commercializzate molte versioni hardware dell’originale, compresa la replica dal un budget accessibile Warm Audio WA76, in vendita qui.
Naturalmente, ne esistono anche molte edizioni software, dalle versioni ufficiali della Universal Audio, al compressore FET VC76 di Softube, al CLA-76 ed il Waves CLA76, in vendita qui.
Ancora oggi, se un compressore utilizza la parola FET in qualsiasi parte del suo nome, è probabile che sia ispirato almeno un po’ al 1176.
1 – Teletronix/UREI/Universal Audio LA-2A
Infine, la prima posizione va a un fuoriclasse che ha sicuramente caratterizzato il suono di più hit di successo di qualsiasi altro: il Teletronix LA-2A.
Originariamente introdotto nell’ormai lontano 1965, l’LA-2A è uscito fuori produzione nel 1969, per ricomparire successivamente per un paio di brevi parentesi, prima di essere rimesso in commercio da Universal Audio nel 2000.
Questa unità è così speciale per diversi motivi:
- l’utilizzo delle valvole sia per l’input che per l’output gain;
- il circuito di compressione ottica che produce una curva di compressione unica e riconoscibile;
- la sua incredibile semplicità di utilizzo;
- la sua comprovata capacità di prendere un buon suono e restituire qualcosa di ancora migliore.
Infatti, innumerevoli esempi. dimostrano che l’LA-2A può generare risultati meravigliosamente musicali su una vasta gamma di materiale audio.
Inoltre, molti produttori apprezzano l’LA-2A per il suo calore e versatilità: può risultare delicato e molto trasparente sulla voce, oppure può conferire una saturazione frizzante ad altri tipi di tracce.
Spesso, l’LA-2A è usato all’interno di una catena di compressione vocale, per esempio in serie con un UREI/Universal Audio 1176, per ottenere voci vellutate.
Ne esistono varie emulazioni hardware a budget piuttosto contenuto, come per esempio il Warm Audio WA-2A, acquistabile qui, o il Klark Teknik KT-2A, fino a qualche tempo fa acquistabile qui.
Come plugin, oltre a quello ufficiale Universal Audio LA-2A, ci sono il Native Instruments VC 2A, il Cakewalk CA-2A, il Waves CLA-2A, acquistabile qui, ed il Black Rooster Audio VLA-2A, acquistabile qui.
Alla fine degli anni ’60, l’LA-2A è stato sostituito dall’UREI/Universal Audio LA-3A a stato solido che, pur essendo un validissimo compressore, non è mai riuscito a raggiungere la stessa considerazione e popolarità del suo predecessore.
Infatti, il Teletronix LA-2A è ancora considerato da molti -dopo più di mezzo secolo dalla sua introduzione- il miglior compressore di sempre.
Fonte: https://www.attackmagazine.com/reviews/the-best/top-20-best-hardware-compressors-ever-made/