panoramica del palcoscenico del festival visto dalla postazione dei tecnici

L’evento più atteso

Il Festival di Sanremo è uno degli eventi televisivi più attesi dell’anno. La sua imponente organizzazione richiede mesi di lavoro, settimane di prove, e coinvolge un piccolo esercito di addetti ai lavori. Ogni edizione è caratterizzata da polemiche su quasi tutti gli aspetti della kermesse. I compensi da poche centinaia di migliaia di euro dei presentatori fanno più scandalo dei milioni dati ai calciatori. Le scelte stilistiche ed interpretative delle canzoni in gara suscitano più critiche dei contenuti dei copioni inscenati in un qualunque programma contenitore del pomeriggio. Non c’è dubbio che Sanremo abbia sul pubblico, più che un impatto artistico-musicale, una valenza socio-antropo-psicologica che non possiamo più sottovalutare.

I problemi tecnici

In particolare, i cosiddetti problemi tecnici come mancata apertura/chiusura dei microfoni, presunto scollamento della voce dal mix, non linearità dell’equalizzazione, etc. diventano sempre più percettibili anche da chi non ne capisce. Per l’ascoltatore comune i problemi di audio del festival sono un argomento da social come un altro. Invece per i fonici si trasformano in vero e proprio stress uditivo. Di conseguenza, emergono con sempre maggiore prepotenza nuove sindromi da disadattamento. Per ora sono solo ipotesi, ma l’Associazione Psicologica Mondiale ne sta discutendo la validità e corre voce che potrebbero essere inserite nella prossima edizione del Vademecum Generale dei Disturbi Mentali.

La sanremofobia

E’ la sindrome più comune, ma non per questo la meno grave. Il primo stadio della sanremofobia consiste nell’ipersensibilità ad ogni più piccola imperfezione (reale o spesso solo immaginata) dello spettacolo così come percepito dal televisore di casa.  Nella sua fase intermedia, si verifica un graduale distacco dalla realtà. Quando c’è il Festival, il sanremofobo non riconosce più l’esistenza di soci di cooperative, liberi professionisti a partita IVA, dipendenti di altre aziende private. Identifica come “tecnico RAI” chiunque lavori alla realizzazione di Sanremo. Quando la sanremofobia è conclamata, nel soggetto è evidente una diffusa idiosincrasia per qualunque scelta tecnica operata dallo staff audio, luci e video del Festival di Sanremo. Questa intolleranza causa irrefrenabili sfoghi su ogni canale social a disposizione, compromettendo profondamente le relazioni umane, ma soprattutto professionali del sanremofobo.

Secondo un approccio psicoterapico cognitivo-comportamentale, la sanremofobia nasconde la paura inconscia (ma neanche troppo) di sentirsi inadeguato al ruolo di fonico, anche in contesti meno impegnativi come il compleanno di un parente entro il secondo grado o il karaoke dell’oratorio.

La miso-sanremofobia

Mentre i soggetti affetti da sanremofobia sono ossessionati dal fantomatico “tecnico RAI” e reagiscono istericamente ad ogni sua défaillance vera o presunta, al contrario i miso-sanremofobi vivono una condizione di intolleranza patologica nei confronti dei detrattori del Festival. La prima naturale conseguenza di questo particolare disturbo evolutivo è la tendenza incondizionata a minimizzare o giustificare gli errori tecnici, anche i più grossolani, che si commettono al Festival. Potremmo definirli i negazionisti patologici del suono brutto.

Anche questa sindrome vede i canali social come principale veicolo di manifestazione. I miso-sanremofobi sono soliti reagire alle critiche (a prescindere se siano costruttive, distruttive o ironiche) in maniera ossessivo-compulsiva con frasi tipo “intanto tu stai a casa”, “troppo facile dal divano” e simili. Inoltre sono inconsciamente portati a trovare una giustificazione plausibile per ogni errore. L’archetto è storto? Colpa del nastro. Il radiomicrofono è spento? Colpa delle pile dell’IKEA. Si sente male? Colpa del televisore. E comunque non si sente poi così male.

Secondo il metodo terapeutico di tipo analitico-transazionale, il miso-sanremofobo percepisce le critiche ai colleghi impegnati col Festival come affronti alla propria professionalità. In questa sorta di proiezione al contrario, negando ogni responsabilità dello staff di Sanremo, il soggetto inconsciamente si auto-assolve per tutti gli errori che ha fatto e continua a fare quando lavora con la cover al pub di cui è fonico residente. Quando la band di turno non porta le casse.

L’ anti-miso-sanremofobia

La nomenclatura clinica di questa sintomatologia è risultata molto controversa. È l’espressione di un conflitto interiore irrisolto, e per tanti versi irrisolvibile. Si manifesta con una profonda e contorta insofferenza verso coloro che mostrano avversione verso chi critica apertamente le imperfezioni tecniche di Sanremo. I soggetti affetti da anti-miso-sanremofobia vivono quindi in una specie di paradosso in pieno stile “vietato vietare” in cui persino alcune categorie di pensiero fondamentali per un fonico tipo “tecnico RAI”, “mix televisivo”, “radiomicrofono” perdono di significato. Qualcuno ha detto “il nemico del mio nemico è mio amico”, invece l’anti-miso-sanremofobo è nemico di tutti e di tutto.

L’oggetto della sua ossessione infatti non è l’errore tecnico o il fonico che lo commette, il collega che lo biasima, o quello che lo giustifica. Infatti già da una prima analisi delle sue esternazioni social più comuni si evince che rivolge tutta la sua attenzione patologica  ad un terzo soggetto. Lo fa attraverso la ripetizione meccanica di concetti chiave tipo “se non ti piace quello che leggi,  ignoralo”, “se non sei pronto a ricevere critiche, cancella l’account”, “se non accetti il confronto, fatti ricoverare”. Evidentemente non parla più né del Festival di Sanremo, né della tecnica, né del suono.

Questa tendenza ad evitare di parlare di problemi di suono e -soprattutto- di come risolverli, secondo i fautori della scuola di psicoterapia psicodinamica, affonda le radici in una profonda mancanza di autostima come tecnico. Adottando questo meccanismo di autodifesa, il soggetto anti-miso-sanremofobo sposta il discorso in maniera tanto aggressiva quanto banale in un campo in cui non sono richieste competenze: la polemica fine a sé stessa. Sa bene che un’ipotetica richiesta di condividere una qualsiasi considerazione tecnica, sui social o nella vita vera, lo coglierebbe impreparato

Disclaimer

Le considerazioni riportate in questo articolo sono presentate a solo scopo di intrattenimento. In nessun caso costituiscono la formulazione di una diagnosi medica o la prescrizione di un trattamento psicoterapeutico. Non intendono assolutamente sostituire il rapporto con il proprio psichiatra, una visita specialistica o un ricovero precauzionale, che invece in certi casi appare necessario. Si invita a chiedere il parere del proprio tour manager e/o magazziniere in merito a qualsiasi indicazione riportata.

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