due tecnici a lavoro su protools

L’unica soluzione per lo studio

Di recente Dan Cooper, vice-direttore di Pro Tools Expert, ha scritto un pezzo sul perché Pro Tools continuerà a essere l’unica DAW per il suo studio. Ha espresso argomenti validi in merito, basati principalmente sulla sua esperienza personale: infatti utilizza una superficie di controllo ormai fuori catalogo che funziona solo con Pro Tools (una Avid C/24), ma per lui è insostituibile anche a causa dei suoi problemi di vista.

Invece in questo articolo, Russ Hughes (production expert e blogger di Pro Tools Expert) spiega perché nessuno dovrebbe scegliere Pro Tools -o un’altra DAW- come unica soluzione per il proprio studio di produzione musicale.

Mettere su uno studio musicale che ruoti intorno ad un’unica soluzione, specialmente Pro Tools, secondo me non è saggio.

Il piano B

Personalmente, utilizzo due DAW: Studio One (sviluppata da Presonus, puoi leggere le sue caratteristiche qui n.d.a.) e Pro Tools. Con Studio One, oltre ad avere una grande stabilità, riesco a comporre e lavorare più velocemente. Ma ci sono alcune cose che Studio One non può fare, principalmente riguardo ad alcuni requisiti che occorrono quando si lavora con i video. Quindi utilizzo ancora Pro Tools per questo tipo di lavori.

Se stai gestendo il tuo studio di registrazione per lavoro, avere delle opzioni è sempre una buona idea.

È anche importante avere un piano B da adottare se qualcosa va storto. Ad esempio quando si verificò la peggiore delle ipotesi, la chiusura (nel 1999) di Opcode (il primo sequencer MIDI disponibile in commercio per Mac ed uno dei primi sequencer musicali per PC n.d.a.). Oppure quando Apple ha acquistato Emagic e gli utenti PC sono stati costretti ad acquistare un Mac, oppure ad imparare ad usare (nel più breve tempo possibile) una nuova DAW.

Potremmo pensare che la nostra DAW durerà per sempre, ma la storia ci insegna il contrario.

Un ambiente più agile e moderno

Sebbene Avid abbia proceduto nella giusta direzione negli ultimi anni, sono ancora dell’idea che nessuno dovrebbe scegliere Pro Tools come unica soluzione per il proprio studio. C’è ancora tanta strada da fare per soddisfare appieno i bisogni dei produttori di musica moderna, dai channel preset, alle cartelle per le tracce, ad un ambiente più agile e moderno per i Virtual Instruments.

L’esperienza insegna che, anche quando scegliamo una DAW di tutto rispetto come Pro Tools per il nostro studio, arriva un punto in cui l’autostrada su cui sembra scorrere il nostro flusso di lavoro, prima o poi si blocca. Da quel momento cominciamo a passare molto (troppo) tempo contribuendo a thread infiniti nei forum che trattano codici per nuove funzionalità o correzioni di bug. L’unica valida alternativa per superare questi blocchi stradali nel flusso di lavoro di Pro Tools sembra prendere la prima uscita disponibile per una seconda DAW.

Avere uno studio (che funziona) significa non dover mai dire mi dispiace

Sarebbe spiacevole rimanere bloccati durante una sessione di Pro Tools -per un bug o la mancanza di una funzionalità- senza sapere se esiste (e nella maggior parte dei casi, esiste) un’altra DAW che invece potrebbe fare qualcosa per il nostro problema. E soprattutto nessuno vorrebbe ammetterlo al cliente. Ma sarebbe ancora più spiacevole dover ammettere che non possiamo soddisfare la sua richiesta a causa dei limiti del nostro software. E ancora di più che non abbiamo soluzioni alternative. Sarete tutti d’accordo che non è professionale, per questo nessuno dovrebbe scegliere Pro Tools come unica soluzione per il proprio studio.

L’uovo di Colombo

Nonostante ciò che dice per contratto chi si occupa di marketing,  normalmente il cosiddetto uovo di Colombo non esiste. In nessun campo esiste un prodotto che includa tutte le funzionalità di cui ci sarebbe bisogno, e quindi possa fornire la soluzione a qualsiasi problema. E questo vale anche per le DAW. Come ha dimostrato un recente sondaggio di pro-tools-expert.com, (si tratta di un questionario in continuo aggiornamento, puoi parteciparvi o consultare i risultati qui  n.d.a.) sempre più persone se ne stanno rendendo conto e per questo stanno adottando un approccio multi-DAW.

So che può sembrare una vera rottura di cog***ni imparare ad usare un’altra applicazione, per non parlare dell’investimento economico, ma non ci sono alternative se si decide di gestire uno studio di produzione musicale moderno.

Figaro qua, figaro là

Forse alcune delle resistenze a un approccio multi-DAW derivano dalla filosofia un po’ approssimativa dei factotum bravi in tutto e maestri in nulla della scorsa generazione. Ma la maggior parte di coloro che hanno sposato quella filosofia, appartiene ad un’epoca in cui dopo la scuola si trovava un posto fisso. È questo il nostro caso?

Un interessante documentario della BBC Radio 4 di poco tempo fa (in podcast qui )  si intitola “E’ sufficiente un solo lavoro?”. Parla del fatto che sempre più persone svolgono diversi lavori part-time contemporaneamente, piuttosto che un lavoro a tempo pieno. Inoltre, molte altre fanno una serie di lavori, ciascuno per un breve periodo, piuttosto che un unico lavoro per un lungo periodo.

Bravi (e maestri) in tutto (o quasi)

Per tanti aspetti sembrava descrivere la mia situazione e quella di molti altri professionisti della musica. Abbiamo valide competenze in diversi settori e facciamo molte cose per lavoro e le facciamo bene. Ci occupiamo di songwriting, produzione musicale, creazione di video. Facciamo anche marketing e siamo curatori o editori di blog.  A volte questa cosa ci fa sentire un po’ disorientati, come se non ci stessimo impegnando abbastanza. Altre volte ci porta a pensare che potremmo essere presi poco sul serio perché non c’è un’indicazione precisa sul nostro biglietto da visita. Molti di noi hanno risolto il problema del biglietto da visita semplicemente non usandolo: infatti rappresenta un altro residuo di un’epoca ormai andata.

Conclusioni

Oggi un numero sempre maggiore di professionisti possiede un discreto ventaglio di competenze e svolge diverse mansioni per il proprio lavoro. Per questo è inevitabile il bisogno di un portafoglio abbastanza ampio di opzioni software per svolgere le varie mansioni che il lavoro richiede. Naturalmente, ognuno possiede un’abilità principale nella quale eccelle. Nella maggior parte dei casi attenersi a ciò che si sa fare meglio, è l’atteggiamento più opportuno.

Per un un produttore musicale, la scelta di fare di Pro Tools il centro del proprio studio può apparire la più naturale ed immediata: dopotutto, è lo standard professionale del settore. Ma per tutte queste considerazioni nessuno dovrebbe scegliere Pro Tools -e nessun’altra DAW- come unica soluzione . Limitarsi ad un solo software, per quanto performante e universalmente apprezzato, e farne l’unica competenza ed opzione disponibile per la propria attività non è una buona idea.

Nella migliore delle ipotesi potresti limitare le tue possibilità. Nella peggiore, senza saperlo potresti trovarti ad usare il prossimo Opcode e un giorno essere costretto a comprare e imparare ad usare un’altra DAW.

fonte e photo credit: https://www.pro-tools-expert.com